giovedì 29 marzo 2007

Un mazzo di fiori per te

Fin da bambino
volevo raccogliere
le mie sensazioni
farne un catalogo
farne un quaderno
perché poi sapevo
lo sapevo già allora
che il momento giusto
sarebbe arrivato
per rivelarle a qualcuno
per raccoglierle insieme
come un mazzo di fiori
di fiori di campo
da regalare a qualcuno
E poi quel qualcuno è arrivato
e sei stata tu
e allora ho capito
che le mie sensazioni
non erano abbastanza
per fare un bel mazzo
degno di te
un mazzo che fosse
degno di te
E così ho raccolto
le mie sensazioni
come un mazzo di fiori
legato insieme da un filo d'erba
e le ho messe in un vaso
in un vaso di vetro
a vederle fiorire
a vederle sfiorire
a vederle appassire
senza di te

Non c'è più

Non c'è più
è l'unico posto reale
dove ho vissuto
qualcosa con te
e non c'è più

Non c'è più
il My bar
Lo hanno chiuso
il My Bar
dove ho bevuto con te
un caffè davanti alla stazione
un caffè che non dimenticherò
mai
Perché ne ho bevuti tanti
di caffè
con te
ma quello è stato speciale
e tu avevi negli occhi
una luce diversa
e in quel momento
poteva succedere tutto tra noi
tutto quello che poi
non è successo

Non c'è più
il My Bar
Ci andavo ogni tanto davanti
e guardavo dentro
il vecchio bancone di legno
il barista triste
e davanti al bancone
c'erano due figure
un uomo
e una donna
che si guardavano
e si volevano

Non c'è più
il My Bar
e non c'è più
il luogo fisico
il luogo reale
dove posso rivivere
quella mezz'ora di sogno
Ora i miei sogni
volano liberi
senza gabbia
in mezzo alla strada
davanti alla stazione
davanti al My Bar
a quello che una volta
era il My Bar
E io li inseguo
sempre più lontano
sempre più lontano

Avrei preferito
che restassero chiusi dentro quel bar
che ora non esiste più

Il volo tuo che mi manchi

Stormo di storni
nella notte nera
sotto la luce
oscura
di questo lampione
(la luna è un lampione nel cielo)
stormo
di storni neri
nella luce nera
di questa sera

Vola lo stormo
e prende la forma
la forma incerta
del tuo volto
lo vedo chiaro
in questa notte nera
ma tu non ti volti
e gli storni
sono sempre più alti
in strisce sottili
i tuoi capelli neri
nel cielo di notte
e nei miei pensieri
come uno stormo
di storni neri
nella luce nera
di questa sera

Dov'eri
e dov'era
la tua chioma nera
la tua luce vera
la tua parola
di amica sincera
dov'eri ieri
e poi l'altro ieri
e l'altro ieri ancora?
Eri vera
o un'ombra soltanto
Eri falsa
o mi stavi accanto
tra gli storni neri
nella luce oscura
di questa sera?

Dov'eri
dove sei?
Dove sarai?
amore
amore mio
amore nero
amore vero
amore che voli
lontano da me
lontana nel cielo
come un stormo
di storni neri
nel cielo oscuro
del mio futuro

domenica 25 marzo 2007

Una scintilla per uno sconosciuto

Eccomi a Rimini
come l'anno scorso
per questa fiera
rendez-vous abituale
facce, cose, persone
ogni cosa tale quale
come fosse passato
un giorno appena

la stessa donna
in biglietteria
le stesse facce
sull'autobus
la stessa impressione
di déja-vu

Ma io sono così diverso
da tutti questi
che mi stanno intorno
Così diverso da questi piazzisti
in valigetta ventiquattr'ore
venditori, sì, professionisti
coi capelli impomatati
i ventri dilatati
i vestiti d'occasione
comprati ai saldi di fine stagione

Lo so, dirlo non sta bene,
non sta affatto bene
Se fossi un uomo noto
mi avrebbero già accusato
di essere un razzista
(un razzista del piazzista)
Ma il mio non è disprezzo
È solo che questa gente
ti dà tanto l’impressione
di volerti vendere qualcosa
una radio, un videogioco, una televisione
E io non ho nulla da comprare

Io voglio rubare
Io li guardo e rubo
la loro espressione
la loro delusione
e mi immagino la loro vita
mi immagino
che tradiscono la moglie
che si ingozzano a tavola
e lo capisco
dalla pancia prominente
dal vestito scadente

Io voglio bene
a tutti questi uomini
che come me si sforzano di campare
una vita sempre uguale

E poi sul treno del ritorno
c’era la stessa ragazza
dello scorso anno
era seduta di fronte a me
e leggeva un libro
Leggeva e rideva
e a un certo punto
le è squillato il cellulare
e parlava felice
c'era qualcuno
che la aspettava
per andare a mangiare
indiano suppongo
o anche pesce
dentice
alice
rana pescatrice

Per un secondo
mi è venuta voglia
di chiederle
che cosa leggeva
Ma poi ho lasciato perdere
come si fa sempre
quando proviamo a comunicare
con uno sconosciuto

Perché abbiamo paura
dei sentimenti
Abbiamo paura
che ci prendano
e ci portino via
che ci tolgano la libertà
e puoi muoiano all'improvviso
e ci lascino dentro un dolore sordo
che non si può curare
che non può passare

È sbagliata amore mio
questa paura
se sentiamo
una scintilla per uno sconosciuto
Trasformala in incendio
questa scintilla
e se poi il destino
è bruciare
non importa
perché avremo fatto
il nostro dovere

La natura ci chiama
amore mio
per vivere sentimenti
per dimostrarci l'amore
che ho per te

La natura ci chiama a vivere

Io non ho paura
di amarti
non sono un piazzista
In questa mia ventiquattr’ore
non ho niente da proporti
E nemmeno m'importa
se la mia merce non ti piace
Questo mio amore
non è l'amore di un piazzista
venditore professionista
di sentimenti

Il tempo è finito

Il tempo è finito
è finito il tempo
per me
nello stesso momento
in cui ti ho guardata negli occhi
e ho visto le fiamme
di mille incendi
nelle tue iridi verdi
E le tue lacrime
non bastavano
a spegnere il fuoco

Il tempo è finito
è finito il tempo
per me
si è come bloccato
I granelli
di sabbia
della grande clessidra
si sono come inceppati
quando ho sentito
il tuo odore
dolce di miele
come di incenso
Come l’odore
di un tempio
indiano

Il tempo è finito
è finito il tempo
per me
nello stesso momento
in cui ho percepito
il tuo odore
di puro
Perché tu sei
una foresta
di pini
intorno a un lago

Il tempo è finito
è finito il tempo
per me
quando ho sentito
le tue parole
che erano brividi
lungo la schiena
Che erano le rime
dei più grandi poeti
che tutte insieme
lette tutte insieme
mi perforavano il cuore

Il tempo è finito
è finito il tempo
per me
nello stesso momento
in cui la tua voce
ha toccato il mio timpano
come un concerto
di mille violini
che suonavano in strada

Il tempo è finito per me
Ma non per te
che te ne sei andata

E ora mi trovo
prigioniero
di questo tempo immobile
Prigioniero tra le fiamme
dei tuoi occhi
in una foresta di pini
dentro una musica di violini

La natura più pura

Perché sei così
profonda
nel mio cuore
tu che sei apparsa
così improvvisa
e così improvvisa
sei scomparsa?
Perché sei come
incontrare
il capriolo
nel bosco di noccioli
una mattina d’aprile
Sei come vedere
l’aquila rapace
abbeverarsi
a una pozza
nella savana alberata
di South Luangwa
Sei come
un elefante maschio
grondante acqua
nel guado al rallentatore
del fiume Zambesi
Sei come
un orso bruno
tra me e casa mia
in un sentiero d’autunno
nel parco di Olympic
Sei come
la natura più pura
che in un solo secondo
ti cattura
e non ti libera più

La mia poesia

Sto provando
a scrivere poesie
senza pensare a te

Ma davanti
al foglio bianco
non viene fuori nulla

Così ho scoperto
che la mia poesia
sei tu

Un ladro maldestro

C’è una cosa che avrei voluto rubarti
ed ero anche sul punto di farlo
ma poi non sono stato
abbastanza sveglio
Avrei voluto rubarti
una notte d’amore
t’avrei portata fuori a cena
in un ristorante indiano
e poi in uno chalet di legno
e avrei acceso il fuoco
e davanti al fuoco avrei
gettato tappeti e cuscini
Avrei lavato il tuo corpo
con essenze profumate
e lo avrei massaggiato
con olio di mandorla
Così fare l’amore con te
sarebbe stato
come andare in un prato di primavera
a raccogliere fiori di campo
Avrei sentito il profumo del miele
e dell’erba bagnata dalla rugiada
E sarebbe stata una notte
indimenticabile
Il giorno dopo ti avrei svegliata
perché sarei stato
tutta la notte a guardarti dormire
e ti avrei portata
in un prato di montagna
a prendere il sole
e raccogliere quei fiori davvero
E poi
Tornato a casa senza di te
li avrei messi in un vaso di vetro
a guardarli appassire
della tua assenza

giovedì 22 marzo 2007

Niente foto, please

Una tua fotografia
alla fine
non l'ho mai voluta
È un goffo tentativo
di replicare la realtà
tre dimensioni
schiacciate
sul piano di un foglio
E io invece
voglio esplorare
ogni centimetro quadro
della tua pelle
e imprimerlo
nella memoria
Voglio fare
una mappa dei tuoi nei
calcolare quanto è diverso
l'orecchio destro
da quello sinistro
Voglio percorrere
con lo sguardo
le tue falangi
e farne una mappa
topografica
con le tue longitudini
e le tue latitudini
Per fare di te
una scienza esatta
la scienza del ricordo
preciso
immutabile
Capirai
che per fare tutto questo
una fotografia non mi bastava

mercoledì 21 marzo 2007

La tua saggezza

Giovedì mi hai parlato di te
dei tuoi sogni di bambina
di quando credevi di morire

e hai voluto assaggiare
tutta la vita
in una settimana
perché pensavi
di perdere tutto

E io
che non so più
se vivo la vita
o me la lascio sfuggire
tra le dita

ti ascoltavo
in silenzio
per imparare
a essere più forte
a volere meglio
quello che voglio

Ho sentito
e sento anche ora
dopo tanti anni
la paura infinita
di chi è pronto
per la prova
ultima

la calma insolente
di chi sa d’aver vinto

il desiderio bruciante
di chi ha trovato
il compagno della vita
ma non può trattenerlo

la certezza impaziente
che il tempo non si spreca
dietro sogni inutili
con persone inutili
per cose inutili

Perché il nostro tempo
fugge
ed è così difficile
viverlo come si vuole
al riparo dagli altri

Da te, Elena,
apprendo anche la saggezza

Fino all'ultimo giorno

Quando arriverà
l’ultimo giorno
di questa mia vita

se sarò lucido
se sarò cosciente
se il terrore
non si sarà
preso la mente

penserò

a chi mi ha amato
per tutti questi anni
alle persone
più care
ai figli
che non avrò mai avuto

e anche a una donna
che ho attraversato
come la nebbia del mattino
e come la nebbia
si è dissolta
ma non nel mio cuore

a una donna
che è stata l’idea
di un’altra avventura
una vita diversa
che non avrò mai vissuto

e che in quel momento
quell’unico
ultimo momento
sognerò
di poter vivere ancora

Sarai con me fino all’ultimo giorno

Intorno alla stazione

Ripercorro le vie
intorno alla stazione
dove s’è consumata quell’unica ora
vissuta insieme

Allargo il braccio
come per stringerti
ma non c’è altro
che l’aria

e ribevo, ribevo e ribevo
quell’unico caffè bollente
dove mi dicesti cose bollenti
che m’avresti fatto

Giro sotto i portici
e m’appoggio ai muri
ma questa volta
sono solo

e anche se annuso l’aria
e con gli occhi cerco gente
che quel giorno ci ha visti
(forse invidiati)
Quell’ora
non la rivivrò più

Eppure
ne desidero ancora
ogni secondo
ogni singolo attimo

e ritorno in quel punto
dove ti ho lasciata
con l’ultimo bacio
perché il treno partiva

Un treno
che non è più tornato
e s’è portato via
un pezzo di me

La mia medicina

Ogni tanto
anche se il tempo è passato
penso a te
e mi prende un affanno
che non so spiegare

Un tremito strano
un fremito
nello stomaco
che sale al cuore
e diventa tumulto

È allora che ti devo parlare
e la tua voce mi placa
e i tuoi occhi mi bastano

Sei la mia medicina
che sopisce i sospiri
asciuga i miei occhi
mi fa essere forte

Anche senza di te

Che cosa ti distrae?

Il tuo sguardo
si stacca dal mio
per un altrove

movimento furtivo
fuori dalla finestra

Ora mi chiedo
il perché
di quel ruotare d’occhi
verso destra

Tre e ventitrè

La sveglia segna
le tre e ventitré
E sono ventitré
notti
che a quest’ora mi sveglio
per venire da te

È l’ora che
(tu non lo sai)
ti vengo a trovare

Mi siedo sul letto
dove dormi tranquilla
e resto a guardare
i capelli sul cuscino
la testa un po’ reclinata
la mano sinistra un po’ sollevata

Tu non mi senti
quando col dito
seguo lieve
i contorni del viso
le orbite arcuate
il naso dritto e deciso
il mento appuntito
i solchi tra il naso e la bocca
quelle labbra piegate
in un lieve sorriso

E poi ti bacio
un bacio innocente
solo le labbra
che sfiorano la fronte

Muovi la testa
ti giri di lato
gemi
forse sospiri

Adesso ti svegli
Tempo di andare
questo mio minuto
è terminato

Messaggi

Quei tuoi messaggi
incisi nel cuore
mi risuonano
sempre
dentro la mente

Sono l’illusione
che brucia ancora

la promessa
mai mantenuta
di un sogno grande

che volevo
come l’acqua
come il respiro

Ogni tanto li leggo
e mi torna
a pompare
il cuore nel petto

tum tum
tum tum

un battito
rapido
che cresce
cresce
non vuole
fermarsi

tum tum
tum tum

Batte il cuore
in questo petto vuoto
che non riesco a colmare
con il solo pensiero
di te

Fuori dalla tua porta

Ho bussato
tutto il giorno
tutta la notte
e poi il giorno dopo
e la notte seguente
e poi una settimana intera
e poi un mese

E poi

Non ce l’ho fatta più

Perché non mi hai mai aperto
anche se ti imploravo
e le nocche sanguinavano
e sentivo il dolore
salire

Non ce l’ho fatta più

E allora ho lasciato
che la pioggia
mi bagnasse
gelida
scivolasse
lungo la schiena
dai capelli
fino agli occhi

per confondersi

Mai visto nulla di simile

Il pianto del neonato
che vuole il seno

quello della vedova
nel momento
in cui ha perso
la speranza

le lacrime amare
del tradimento

quelle della donna
madre fino a ieri

Tutto questo ho visto
negli occhi tuoi
in quei singhiozzi
che non finivano mai

Non erano gocce
che rigavano
la guancia
(le avrei bevute
per prosciugarle
assaggiarle)
Erano
il dolore del mondo

(troppo
troppo
non ce la faccio
non posso più vederti
soffrire così)

Dammene un po’
ti prego
ne voglio anch’io

almeno una briciola

di quello che provi
e che finora
non avevo visto mai

Sul tuo letto

Ti ho vista sul tuo letto

Rannicchiata
tra lenzuola disperse

Eri sdraiata su un fianco
e piangevi

Piangevi il tuo amore

che è scappato dalla finestra
per tornare
(solo) se gli pare

che ti prende tutto
e non ti regala più nulla

che ti strappa le lacrime
dal fondo dell’anima
per sempre
il giorno e la notte

E quando ti ricambia il sorriso
lo fa solo per un istante

Dov’è l’amore perduto, Elena?

Cercalo, cercalo
tra quelle lenzuola
sopra e sotto il tuo letto di pianto
cercalo nella casa nuova
nel garage, nella memoria

Cercalo negli occhi
di un uomo sincero

Cercalo

Forse un giorno ritornerà

In ricordo di un venerdì pomeriggio

Per tre notti
hai avuto le chiavi
dell’anima
(la mia anima)

Le tenevi strette
e ti avrei seguita
in cielo o negli abissi
ovunque andassi

Poi
quando il quarto giorno s’è fatto
me le hai rese
E non sapevo che farmene.

Ora mi restano
poche cose preziose

Il brivido sconvolgente
di una lingua umida
Dita inquiete tra le mie
piene di desiderio
La mia mano
tra i muscoli sodi
e la maglietta nera

L’occhio scivola su un ombelico

Ma tutto mi sfugge

e anche se
a tutta forza
provo a trattenerlo
il ricordo
inizia a svanire

martedì 20 marzo 2007

Il dolore di scriverti

Io posso scrivere
e scrivere
e scrivere
Posso scrivere
ridicole
poesie d’amore per te
E tu puoi dirmi
che scrivo bene
ma proprio bene
ma bene davvero

Io posso scrivere
e tu leggere
fino alla fine del tempo

Ma non è questo
che ho immaginato
quando ti ho incontrata

E se ti scrivo
non è perché sono bravo
con una penna in mano
ma perché mi sfugge il tempo
e mi assale la certezza
che non ti avrò mai
neppure per un’unica notte
quella notte
che ho così tanto atteso
e non sarebbe mai giunta
Ti scrivo
per scacciare il terrore
del tempo che fugge
e placare il dolore
di non sentirti mai
di non sentire la tua voce.
Che non è dolore
per la tua mancanza
mia Elena Elena
ma perché tu
non senti il bisogno
di cercarmi
non lo senti mai
questo bisogno
e neppure la voglia
non ti sfiora neppure
la voglia
Questo dolore che uccide
Elena
è sapere
che con tutto il mio cuore
non ho saputo costruire nulla
e io per te
sono uno qualsiasi
uno come tanti
che hai incontrato
lungo la tua strada
e dietro il primo angolo
già non ricordi
chi sono

lunedì 19 marzo 2007

Il tuo profumo profondo

Era un prato di maggio
dove ti ho incontrata
Camminavamo
su una rotta
di collisione
nel profumo forte
della primavera
Su quel prato
l’erba era già alta
papaveri
(quanto fu calda quella stagione)
fiordalisi
le chiazze gialle
all’orizzonte
di colza e girasoli
Poi a un tratto
quand’eri vicina
il tuo profumo
ha cancellato gli altri
Ho sentito solo te
in una beatitudine totale
E ho chiuso gli occhi
per sentire il sole sul viso
e un dolore improvviso
di felicità.
Mi pare anche
di avere allungato un braccio
le tue vesti
sul dorso delle dita
Ma quando ho riaperto gli occhi
non c’eri più
Sono passati gli anni
è sfiorita e rifiorita
la primavera
cento volte
Persiste quel tuo profumo
profondo
Non ho altra memoria
di te

giovedì 15 marzo 2007

Paolo, Rue Saint Denis

Mi sei tornato in mente
proprio ora
vecchio amico
e con te
quei pomeriggi pieni di sole
in cui parlavamo di poesia
in piedi
all’ombra di un muro
anime ancora capaci
di respirare
alle due del pomeriggio.

Che poi parlare di poesia
era per noi
un modo discreto
pudico perfino
di pensare ai nostri amori
(non amori)
che tanto volevamo
vivere
Ma un oscuro
freno nel cuore
ci impediva

Abbiamo percorso strade
da allora
ma sento
che quelle anime ingenue
respirano ancora
oltre gli anni
e le delusioni
e ancora sanno
emozionarsi
come a Parigi
in Rue Saint Denis
davanti alle donne di strada
che allora mi spaventarono
e oggi mi inteneriscono.

E vorrei aver fatto l’amore
dolcemente
con quella mora dai capelli a caschetto
che non mi dimenticherò
anche se l’ho vista
solo in penombra
E vorrei che
l'avessi fatto
anche tu
l'amore con lei
perché così
oggi
avremmo ancora i suoi occhi
dentro al cuore
e potrei leggere
Tropico del Cancro
sapendo di che parla

E non mi sentirei
d’avere privato un amico
di un tesoro
della memoria

Io spero
caro Paolo
che in tutti questi anni
tu ti sia avvicinato
a quella pace con te
(non felicità)
di cui parlavamo
all’ombra di un muro
E che i ricordi
di tanti amori
(non amori)
tempestosi e passati
sappiano prendere sempre
la forma di parole
per incantarmi
ancora
come facevi allora
nel silenzio assolato
di un pomeriggio d’estate

Sogno d'una notte torrida

In questa notte allucinata
sdraiato sopra le lenzuola
La finestra è spalancata

La luce del lampione
attraversa la persiana

Io bagnato di sudore
ti vorrei vicino a me
abbracciato dal tuo odore

Allungare la mia mano
per sfiorare la tua mano

Affogato in un caldo implacabile
in cui mi sento animale
animato dalla vita febbrile
che brulica in estate
Vorrei
che la tua mano
sfiorasse la mia guancia
Vorrei
che la tua bocca
baciasse l’altra guancia
Vorrei
che la tua voce
sussurata nell’orecchio
sussurasse che mi ami

Vorrei
che quella mano
scivolasse sul mio petto
disegnando ghirigori
sulla pelle inumidita
dal calore della notte

In questa notte intorpidita
molto prima della sveglia
dentro questo dormiveglia

Vorrei
che i sogni di una vita

Si facessero realtà

Io posso dirlo

Io posso dirlo

Ti ho conosciuta

Ho conosciuto una donna
che mi ha dato
i sogni più belli

Io posso dirlo
a tutti quelli che conosco
che ti ho conosciuta


We shall not cease from exploration
And the end of all our exploring
Will be to arrive where we started
And know the place for the first time
Thomas Eliot

Non c'è una storia

Non c’è una storia
tra te e me
Non c’è una storia

E vorrei che tu mi perdonassi
se io la immagino
lo stesso
questa storia

La immagino
nei segni che vedo
intorno a me

In un volo
di codirossi
In quel lago
ancora gelato
sotto il ghiacciaio
del Ruitor

La immagino
nei luoghi che ho visto
e in quelli
che non ho ancora visto
in quello che fai
anche se quello che fai
non lo posso vedere
Perché tu ti guardi bene
dal darmi
qualsiasi illusione

Io la immagino
questa storia tra te e me
Anche se non c’è stata mai
Anche se non ci sarà mai

Io la immagino
perché non posso fare a meno
di pensare
che sarebbe stata
la storia più bella della mia vita
che sarebbe stata la mia vita

L'amore solitario

Vedo la baia da quassù.
le luci la disegnano nel cuore della notte

Dall’alto della montagna
tra i pini e le ginestre
siamo tutti intorno al fuoco

Le rovine di Delfi intorno a me
Qui un tempo danzavano
gli antichi dei greci
Ora danzano
gli spiriti d’oggi
inquieti

Guardo questa donna
gli occhi fissi davanti a sé
rapita dalle fiamme e dai pensieri

Che cosa pensa?
Io so cosa pensa

Ma è questa la mia vita?
No. Questa non è più la mia vita
Questi non sono i miei amici
Questa non è la mia casa
E non è il mio uomo
questo accanto a me
Non è lui che voglio

E forse vedo cosa vede

Io e lui fianco a fianco
abbracciata stretta a lui
sulla motocicletta
Io e lui soltanto
E tutto il mondo fuori
Io e lui mentre ci amiamo
nella nostra nuova
camera da letto
l’ho arredata io per lui
ho voluto legno sui pavimenti
un armadio semplice
linee dritte e pulite
ma i quadri no
non ho mai fatto in tempo
ad appenderli

E sento quello che sente

Il suo odore
che qualche volta mi pare
di non ricordare più
La voce
che mi vibra dentro
e mi dice
«Tu sarai sempre
l’unica donna della mia vita »
Il sorriso
Per me, solo per me
Il suo braccio intorno alla vita
Il suo mento sulla nuca
La sua presenza
Rassicurante
ma intermittente
Che mi riempie di gioia quando c’è
Che mi fa infuriare perché non c’è più

Questa era la sua vita
che non è più così
E ora la cerca
Proprio là
dove la fiamma si unisce all’aria
Dove nessuno potrà mai
catturarla
ritrovarla

La sua vita
che si dilegua
e non torna indietro
Ma lei la vuole ancora
E la cerca tra le braci
che piano piano si spengono

È bellissima questa donna assorta
La vedo da un attimo
e la amo già
pensando ai suoi pensieri
La stringo nel cuore
La respiro mentre lei non s’accorge
E mentre sorride è così bella
questa sua aria di soddisfazione
Anche se solo per un attimo
mi appaga

La guardo
Al sapore affumicato del fuoco acceso
All’odore fresco del mare lontano
Tra il fumo leggero
Che le vela il volto

Non è per me
non sarà mai per me
il tuo rapido sorriso
Gli occhi verdi
guardano oltre
me invisibile
Cercano un altro
che adesso non c’è

Lo so, ormai lo so.
È stato un sogno
così vivo
così reale
che lo sento ancora
sulla pelle
dentro il respiro
nel battito del cuore
nel trasalire che non controllo

Non ho il potere
degli dei antichi

Altrimenti
Guarirei il suo sortilegio
Le ridarei l’amore perduto
La guarderei di nuovo felice
mentre le torna l’emozione
della vita che vuole
che l’ha fatta tremare
con tutto il suo corpo
per cui ha pianto
per cui ha riso
mentre le torna la gioia infinita
di quello che ha sempre voluto
che per fortuna ha vissuto
ma troppo poco

Vorrei ridarle
la vita incompleta
da completare
come vuole lei
là dove l’ha interrotta

Le vorrei rendere
quell’uomo
a cui ha giurato
per cui ha sperato
l’amore eterno

Questo penso
davanti al fuoco
in questo angolo di terra
dove è nata la storia

Come questa donna
ora anch’io sono assorto

vorrei parlarle
vorrei abbracciarla
farle sentire
che sono con lei
ma ho paura
di non farmi capire

non ho le parole
donna
misteriosa

ma so quello che provo ora

è l’amore vero
da maschio a femmina
da persona a persona
l’amore
che solo i veri uomini
sono capaci di amare
oltre la passione
oltre il desiderio
l’amore calmo
sicuro
sincero
l’amore puro
che non è peccato
e nulla chiede indietro
L’amore semplice
Che c’è e basta
e non ci puoi fare niente
perché non si cancella

L’amore solitario
che solo tu mi hai fatto scoprire

Ecco perché sei bella

Sei bella
nei riflessi degli occhi
sono belli
i lunghi capelli
e lisci
la bocca
piegata all’ingiù
quando ridi amara
le braccia sottili
quelle mani mai ferme
sono belle
le gambe
muscolose e snelle

sono belli i tuoi seni
così sodi e tondi
che paiono tuoi
sono belli quei solchi
profondi
tra bocca e narici
il mento un po’ a punta
il naso diritto
preciso

Sei bella
per il passo veloce
come la mente
le magliette corte
l’ombelico in vista
quella spallina un po’ fuori
lo sguardo di sfida
il trucco accennato
lo sbuffo affrettato
quando fumi

Sei bella
per l’accento di campagna
e i discorsi da città
per la voglia di fare
per il semplice fatto
che non ti vuoi fermare
per i modi da uomo
i pensieri da ragazzo
per quell’essere femmina
senza imbarazzo

Sei bella
perché mai sconfitta
ma così ingenua
ingannata
dall’amore
Perché sei furba
più di una volpe
e sai sempre cosa dire
e sai sempre cosa fare
Perché soffri
ma leggera
come una donna felice
perché sai cosa vuoi
ma quello che vuoi
non sai averlo

Sei bella
per le cose che immagino
anche se non ho visto

per la tua passione
famelica
carnale
sensuale
materiale
anche un po’ animale

Sei bella
più di ogni cosa
perché sei la vita
che non ho mai vissuto
la donna
che non ho mai avuto
che ho immaginato
desiderato
che ho incontrato
nel momento sbagliato
la donna che
tanto a lungo
è rimasta
rinchiusa
nella mia fantasia
(e io non ci credevo
che esistevi davvero)

Sei bella
Elena
E adesso
che ti ho trovata

io ti guardo

Profondo blu

Viaggiavo nel blu
più giù
e d’improvviso
m’inghiottì
una balena
penso
o giù di lì

Mi inghiottì
tutto intero
e io non ci credevo
sono sincero
che quel che vedevo
accadesse davvero

Poi nel buio
di quel ventre caldo
forme note
acciottolati
ponti
acqua
una salita
Era Venezia
ma nella nebbia
era come svanita
e camminavo
lungo i canali
a testa china
finché ho ritrovato
una vecchia vetrina
Dentro c’era
una margherita
bianca,
gambo verde.
Non viva
ma di vetro
il gambo infisso
dentro un’ampollina
ricolma di sabbia.

Nel ventre caldo
di quella balena
(o forse era uno squalo?)
ho rivisto quel mio primo regalo.

Poi ho visto
la danza delle gru
nella stagione
degli amori
sotto un cielo
di pioggia
grigio e verde
come i tuoi occhi
Sono bianche
le gru
come la neve
la testa nera
la cresta rossa
e muovono il collo
lungo e sinuoso
come un serpente
alzano le zampe
continuamente
prima una
poi l’altra
senza stancarsi
Finché tutto
a un improvviso segnale
ritorna normale

Tutto inizia
tutto si chiude

Quanto erano bianchi
Elena, Elena,
quei fiori bianchi
che ti ho mandato
l’altro ieri?
Più o meno
di quella margherita
tu che sei entrata
e subito uscita
da questa strana mia vita?

Mi manchi

Ricordo il sole
Sulla pelle
Alla spiaggia delle Salines
In Martinica
Ricordo l’acqua trasparente
La sabbia fine
Il calore sul viso
E sugli occhi chiusi
Li ricordo bene
E tutto questo
Mi manca
E mi manca
L’aria fredda
Sulle guance
Sotto un cielo terso
Le montagne
Coperte di ghiaccio
Le stelle vive
E accese sopra i miei occhi
Ai piedi del Rosengarten
Il Giardino delle Rose.
Tutto questo mi manca
Perché è il respiro
Dei miei anni giovani
E come il respiro
Come l’acqua
Come il sole
Mi manchi tu
Inspiegabile apparizione
Che il destino
Ha voluto mostrarmi

Perché?

Perché non posso più
camminare al tuo fianco?
Perché non posso più stringerti la vita
mentre passiamo
e ridiamo
per le vie della città?
Perché non posso più baciarti
contro quel portone?

Perché non mi tolgo più di dosso
questa voglia disperata?

E perché ti desidero?

E ti desidero
ti desidero

da morire
senza speranza
senza nessuna speranza

Violeta

Che bel nome
Che hai
Violeta

È un nome che dice
Tante cose
Il profumo dei campi
L’aria di montagna
La grazia di un fiore
L’intensità di un colore

E tante cose
Mi avresti detto tu

Ne sono sicuro
Violeta

Perché so che tu hai visto
Tante cose

Lo so
Perché le ho raccolte
In fondo ai tuoi occhi azzurri
In quelle piccole
Rughe sul tuo viso
Nella bocca
Un po’ piegata all’ingiù
Nelle mani
In quelle belle mani pulite
E tormentate
Nel tuo profumo
Fresco
Che sentivo arrivare
Dai capelli
Lunghi e chiari

Io sono sicuro
Che tu hai visto il mondo
Anche se ho passato con te
Quattro ore soltanto

Sarebbe stato bello
Avere altro tempo
Per sentirti raccontare
La tua vita
La tua voglia di libertà

È strano Violeta
Come succedono le cose
In questa vita
Si incontrano persone
che ti sembra
di conoscere da sempre
Con cui stai bene
Dal primo momento
E che ti piace
Sentire parlare
Sentire raccontare
Vita, emozioni, passioni

È curioso
Violeta
Vedere come le persone si sfiorino
E non si trovino
Per un semplice capriccio
Del destino

Non so niente di te
Ma so di sicuro
Dai tuoi occhi puliti
Dal tuo profumo di buono
Che c’è qualcosa
Che abbiamo in comune
La voglia di vivere
La voglia di respirare
La voglia di parlare

È finito tutto con due baci sulla guancia
E so che non ti rivedrò mai più
Ma è stato un piacere
Un immenso piacere
Violeta
Così bella e dolce
Forte e decisa
E’ stato un immenso piacere
Incontrarti quel giorno
Quell’unico giorno nelle nostre vite

La poesia dell'albero e del vento

Io ero un albero
Tu eri il vento

Ero un albero
ben piantato nella terra
scura e grassa
ricca di frutto
della mia fantasia
Ero un albero
e ti ho vista arrivare
rapida

Eri il vento
e correvi correvi
incontro a quell’albero
rapida

Ero un albero
e ti ho vista
ricordo il momento
ti ho guardata negli occhi
il tuo sorriso
Ricordo il momento
ho pensato di trattenerti
tra i rami
per farmi accarezzare
dal tuo alito dolce
dal tuo alito caldo

Eri il vento
e non potevi fermarti
non volevi fermarti
sei passata potente
mi hai piegato
fino a terra

Ero un albero
robusto e forte
e mi hai piegato
fino a terra
Il tuo soffio vorace
ha strappato
scaglie di corteccia
ha sfilato
petali dei miei fiori
e delle foglie
ha lasciato
soltanto
venature

Ho provato ad allungarmi
più che ho potuto
per prolungare quell’attimo
e fare in modo
che tu vento
restassi tra i miei rami
il più a lungo possibile

Più di così
non ce l’ho fatta
Sotto le tue folate
ruggenti e feroci
Ho resistito ben poco
Non certo
quanto avrei voluto

Mi dispiace
mio vento bellissimo
il più bel vento
che abbia mai soffiato
Volevo catturarti
e non sono stato capace
Volevo impigliarti
e sei scivolata via
Sei scappata lontano
ti ho vista andare
non ti potevo fermare

E ho cercato
e ho cercato
ho cercato
ho cercato
e poi ancora ho cercato

Era il destino
che tu fuggissi
lontano

Dopo di te,
mio vento bellissimo,
un vago fruscio
nella mente
e foglie per terra
rami nudi protesi
come dita
di una mano
tremante

13 agosto

Il 13 agosto
ho visto
una stella cadente

Ha attraversato
un quarto di cielo
da nord a sud

Filava imprendibile
sopra i ghiacciai
del Gran Combin
verso i pascoli
del Gran Paradiso

Filava
allo zenit
una scia
luminosa
vivida
improvvisa

E il cielo
in quell’attimo
è diventato luce

So dov’eri
quella sera
Eri lontana
mille miglia

Ma prova a ricordare
(te lo chiedo per favore)
hai sentito qualcosa
quella sera del 13 agosto 2006?
Hai sentito qualcosa
alle 23 e 15 di quella sera?

Ero io
te lo giuro.
Ero io
E io ci credo
che hai sentito qualcosa
Perché è stata troppo forte
in quel momento
la voglia di essere con te

Io l’ho vista quella luce
Io l’ho vista quella sera
in un attimo
così breve, così breve
Molto meno di un secondo

Ma mi è bastato
per desiderarti
una volta di più

14 ottobre 2005

Il 14 ottobre
è quattro mesi prima
il 14 febbraio

Il 14 ottobre
è un giorno nella storia
è la mia vita

Il 14 ottobre
mondo reale
realtà virtuale

Il 14 ottobre
Martin Luther King
ha vinto il Nobel

Il 14 ottobre
è due giorni dopo la scoperta dell’America

Il 14 ottobre
è la rivoluzione francese
è l’Unità d’Italia
è l’Indipendenza
è il solstizio d’inverno
è l’equinozio d’autunno

Il 14 ottobre
è l’origine dell’universo
è la fine del mondo
quanti bambini sono nati
quanti vecchi se ne sono andati
quanti amori sono iniziati
quanti altri terminati

Il 14 ottobre
quanti amanti
si sono amati
e quanti sorrisi
regalati
quanti baci
dati

anche i miei
anche i miei
c’ero anch’io

E c’eri tu
ci sei tu

Il 14 ottobre
dentro di me

Nel mio cervello

Dicono che l’amore
Le emozioni
La rabbia
La gioia
E tutti i miei
Sentimenti
E tutti i tuoi
Sentimenti
Sono un fatto chimico
Proteine
Prodotte
Da cellule
Nel mio cervello
Che si fanno strada
Lungo neuroni
Assoni
Dendriti
E creano percorsi
Nel mio cervello
Sempre più solidi
Sempre più saldi
Ogni qual volta
Quelle emozioni
Quella rabbia
Quei sentimenti
Si ripetono

E così scopro
Che i miei pensieri
E tutti i miei sogni
Sono strade
Fisiche
Nel mio cervello
Oggetti
Materia
E che non c’è
Anima
Ma solo molecole
E atomi
Legati tra loro
Come per caso
Dalle leggi
Immutabili
Che governano
Il mondo

Eppure
Quelle leggi
Così uguali
Così meccaniche
Così immutabili
Quelle leggi
Che hanno creato
Le stelle
I pianeti
Le galassie
E tutto l’universo

Sì, proprio quelle leggi
Hanno fatto sì
Che vedendoti
Si sia aperta
Una strada
Nel mio cervello
Tra neuroni
Assoni
E dendriti

Una strada
Su cui corro
Ogni volta
Che ti penso
E che mi fa stare bene
Oh sì
Così bene
E che mi dà
Una gioia
Così forte
Un brivido
Così forte
Un’emozione
Così grande

E questa strada
Ogni volta
Che ci corro
Diventa più ampia
Più sicura
E più forte

Ed è per questo
Che io su questa strada
Voglio correre
Sempre
E non smetterò
Di pensarti

Perché basta
Il pensiero
Per correre
Ancora
A perdifiato
Lungo questa strada
Nella mia mente

Che mi porta
Nell’universo
Che mi porta
Da te

L'ultima immagine di te

Una maglia grigia
quella gonna di jeans
incrociata davanti
che ti ho visto tante volte
e ogni volta
sembra cucita
apposta per le tue gambe
quella croce di brillanti
che ti adorna il collo
e avrei voluto tanto
regalarti io
i capelli
raccolti all’indietro
in un’unica coda
gli occhi
così vivaci
e senza trucco
il contorno della bocca
che si increspa
all’insù
mentre dice parole
e sembra musica

Ti ricorderò
sempre e ancora
così
Bellissima
come non ti ho vista mai
e ti ho vista sempre
Bellissima e semplice
nel chiarore di questo mattino
di metà dicembre
e il suono dolce
di quello che dici

Ti guardo
e penso
a tutte le parole
che non ho saputo esprimerti
a tutte le persone
che avrei voluto essere
e non ho saputo essere
ai torti che ti ho fatto
a quanto ho sbagliato
a perché non ti posso abbracciare.

Forse sarà questa
l’ultima volta che ti vedo
nella mia vita

In mezzo a questi
pensieri
penso
che mi sarebbe piaciuta
una tua foto.

L’avrei messa
nella scatola
delle cose preziose.
Una scatola di biscotti
con il coperchio di latta
che tengo nascosta
in un cassetto
ed è il mio tesoro
segreto

Poche cose all’interno
e la tua foto
sarebbe stata
sopra tutte
per riguardarla
ogni volta
e ogni volta consumarla
con gli occhi

Non sarà mai tu
viva e vivace
in carne ed ossa
che sei stata
così vicina
e non ti ho saputo prendere
non ti ho saputo prendere
non ti sei fatta prendere

Ciao veloce amica
che voli libera
dentro il mio cuore

Lungo il corridoio

Schiena
lungo il corridoio

Di rapidi passi
di gote rosse
d'occhi

Ti immagino braccio
avvinto al mio braccio
Chioma dispersa
sui miei ginocchi

Un caffè, per favore

È buono il tuo caffè
Marcella
il caffè che mi prepari tutte le mattine

Non un gesto d’amore
ma il tuo mestiere
dietro il banco di quel bar

Io ti vedo ogni giorno
Marcella
Vedo i tuoi occhi
Belli e tristi
Liquidi e chiari

Vedo le tue mani veloci
Che catturano tazzine e cucchiai

Vedo la tua bocca
Piegata all’ingiù
Come in un sorriso a metà

E mi viene da chiederti

Sei felice Marcella?
Era questo che volevi?
Era questo che ti aspettavi?

Perché sai
Non ti vedo sorridere spesso
Sei così seria
Così imbronciata
E mi viene da pensare
Che forse c’è qualcosa che non va
Che forse ti senti in una gabbia
Da cui vorresti scappare
E forse non ci riesci

E come sarà la tua vita
Da oggi in avanti?
Che cosa pensi
Dietro a quegli occhi
Così belli e stupiti?

Sarà sempre così
Marcella?
A fare caffè
a fare cappuccini?

Mi viene voglia di rapirti
Marcella
per liberarti
E portarti via in auto
Sulle colline
Da dove possiamo vedere il fiume
Che scorre nella pianura
Dove possiamo sentire
L’aria fresca sul viso
E possiamo parlare

E mi farei raccontare
La tua vita
I tuoi sogni di ragazza
Appena fatta donna
Il sogno di trovare il tuo uomo
Se già non ne hai uno
Marcella
Il sogno di avere un figlio
E di crescere con loro
Mano nella mano

E’ questo che davvero t’importa
Marcella?

E penso che forse
Gli uomini con cui lavori
I padroni del bar
Così severi
Così rozzi
Con le loro battute grevi
Con il loro accento pesante
Penso che forse
Ti trattano male
Non ti pagano abbastanza
Ti offendono
Tu che sei donna
Così femminile
Così gentile

O magari non è vero niente di tutto questo
Perché i padroni
Sono i tuoi zii
Che ti danno lavoro
E ti vogliono bene
E ti proteggono
Con i loro sguardi
Dagli sguardi
di quelli come me

Che cosa succede
Marcella?
Cosa succede davvero
Nel tuo bar
nella tua vita?

Non lo so
Non lo saprò mai
Perché mai ti rapirò

Però mi piace pensarlo
E credere che un giorno
Io e te
Potremmo parlare
Come vecchi amici
Anche se non ci conosciamo
Anche se ti vedo solo la mattina

E tutto quello che so dirti è
Un caffè, per favore

Notte insonne

Non avrei dormito
proprio niente
quella notte
se ci fosse stata
quella notte

Sarei stato a guardarti
tutto il tempo
mentre ci spogliavamo
mentre ci amavamo
mentre dormivamo

Sarei stato ad ascoltare
attento attento
le tue parole senza pudore
i tuoi sospiri di piacere
il tuo respiro regolare

Per ricordare
di quella notte
ogni attimo
ogni attimo
ogni attimo
ogni singolo
meraviglioso
maledetto
attimo

Non avrei dormito
quella notte
e nemmeno
ogni altra notte
pensando
al mio tempo con te

e al tempo dell’addio

quando
a giorno fatto
ti saresti rivestita
e leggera come il vento
con un bacio sulla fronte
te ne saresti uscita

per non tornare più

Come tutte le altre

Maniocchipiedi
Ventrepettosedere
Capelli
Anelli
Collane
Sottane
Pensieri

Sei come tutte le altre

I tuoi capricci?
Già sentiti
Il tuo profumo?
Già annusato
I tuoi sguardi
mi hanno già ghermito
le tue mani
già sfiorato

Sei come le altre
senz’alcun dubbio
e non potevo aspettarmi
proprio nient’altro

Sei come tutte le altre
ed è così
che ho visto in te
il meglio
di tutte le donne

E l’ho desiderato
con l’avidità
di tutti gli uomini

Gita nella tua città

Un giorno verrò nella tua città
Un giorno feriale
quando sarai al lavoro
e sarà impossibile incontrarti

Prenderò il treno forse
per ricordare meglio il paesaggio
che vedi tutti i giorni dal finestrino

Camminerò per le vie del centro
fermandomi davanti alle vetrine
quelle forse dove ti fermi anche tu

Entrerò in un bar
forse quello dove fai colazione
forse quello dell’aperitivo.

Guarderò le persone,
forse le stesse che vedi ogni giorno
amici che conosci da anni
o perfetti sconosciuti

E magari me ne andrò nel paese
dove sei cresciuta
Per vedere le strade dei tuoi giochi di bimba
per scoprire i cortili delle tue corse

Forse

Cercherò negli sguardi di tutti
la tua impronta

Ci riconosceremo
io e quelle persone
ne sono sicuro
Riconoscerò i tuoi amici di una vita
e chi invece ti ha soltanto sfiorata
occhiate ricorrenti e distratte
nello struscio della via

Troveremo nelle nostre facce
qualcosa di familiare
anche se non ci siamo mai visti
E’ quello che ci hai lasciato tu
E’ quello che ci hai dato tu
Un rapido riflesso negli occhi
di chi ti conosce

Sceglierò un giorno umido e nebbioso
per questa mia gita a Voghera
Camminerò nella pioggia
senza ombrello
per sentire l’acqua
fin dentro le ossa
Per sentire il freddo
e vedere il mio fiato denso
Sceglierò una panchina nel parco
se c’è un parco
per lasciare che le mie lacrime vengano fuori
E per farmi poi scaldare
dal calore del tuo spirito

Firelight

Luce di fuoco

Firelight
Firelight

Luce tremula di fuoco

Questa notte io e te
Non dormiremo molto
(we won't get much sleep)

Semplicemente

Non sono belle poesie
ma sono le mie poesie

non sono parole nuove
ma sono le mie parole

che ho scritto per te
con tutto il mio cuore

semplicemente

Perché un blog? Perché poesie d'amore?

Che significato ha un blog di poesie d'amore? Non potevo limitarmi a raccoglierle in un quadernetto come tutti gli altri? Il fatto è che è impossibile sottrarsi al fascino di Internet. È come partecipare alla lotteria nazionale. Può darsi il caso che questo blog diventi un evento letterario e mi consacri come uno dei più straordinari e immaginifici poeti del nostro tempo. Confesso di non credere molto a questa eventualità, ma il bello di Internet e dei blog è proprio questo, assomiglia un po' al grande sogno americano, non c'è limite alla provvidenza.
Il secondo motivo è che la Rete è un grande, immenso contenitore. Il Blog mi consente di raccogliere il mio lavoro, di inserirlo e di conservarlo qui, di vederlo crescere giorno dopo giorno. Mi dà insomma l'opportunità di realizzare un'opera, modesta, minimale, ingenua quanto si voglia, ma pur sempre un'opera. Chiunque teoricamente può entrarci, leggerla, commentarla.
Il terzo motivo è che la Rete è un Oceano. È lo sconfinato mare dell'informazione su cui chiunque può affacciarsi e urlare la propria gioia o la propria disperazione. A questo mare io affido le mie poesie, messaggi chiusi in una bottiglia, in attesa che il caso le porti a qualcuno.
Insomma, a questo tazebao io consegno il mio respiro, le mie emozioni, convinto che scrivere d'amore non sia banale, anche se può facilmente sconfinare nel banale. E' uno sfogo del mio istinto, questo, ma anche un progetto poetico, letterario, che potrò portare avanti in completa solitudine fino alla fine dei miei giorni, come è probabile, o forse in compagnia di qualcuno. Non lo so. Una cosa è certa. Ed è che io ti sento sempre vicina Elena, come se fossi seduta accanto a me, come se fossi in auto con me per un lungo viaggio. Donna reale, donna immaginaria. Grande amore della mia vita.

Il senso di incontrarti

Nello svolazzo di una gonna
attorno a quel polpaccio
io potrei perdermi
oh sì
seguendo il ritmo
dei tacchi
che picchiano
il marciapiede
oppure
osservando il tallone
lisciato con cura
da creme e pietre pomici
Sottile e sensuale
occhieggia
attraverso il decolletè
Mi basta insomma
una caviglia
per capire
che non si può vivere
senza di te
Mi basta seguire
con lo sguardo
il tuo passo senza direzione
automatismo
meccanismo
per farmi dimenticare
tutte le cose
Pure la stranezza
di questo mondo
su cui mi pare
che viaggiamo
senza destinazione
Mi basta il tuo tallone
per sentire
che c’è un senso
in questa vita
statisticamente
impossibile
autenticamente
improbabile
Il senso
di incontrarti

Sogno di Spagna

Una piazza quadrata
alberi alti
freschi di foglie
il cielo bianco-latte
tavolini sul selciato
una birra fresca
il sole potente
tanta gente
tanta gente
l’aria immobile
difficile respirare
le ombre
scaraventate sull’asfalto
Così mi ricordo
la città di Valencia
in quel pomeriggio
di giugno
In quel pomeriggio
in cui ho odorato
i profumi di Spagna
e il sogno di vivere
di viaggiare il sogno

Ama una donna come tutte le donne

Io e te
una tovaglia a fiori
un fiasco di vino
profumo di cibo
aroma di caffè
Io e te
soli nei nostri occhi
le tende che danzano
sulla finestra
una lieve aria
sul viso
Io e te
su questo mare d’agosto
il calore sulle palpebre chiuse
Basta questo
per rendere eterno
il nostro breve cammino
Io l’uomo
commesso viaggiatore
lungo un tragitto ignoto
Tu la donna
mia compagna
tuo compagno
Tu punto d’arrivo
paradiso terrestre
su cui converge
la luce di tutte le stelle.
Tu donna mia
Tu tutte le donne
Ti amo
Vi amo tutte
perché mi rischiarate
la vita

Eclisse totale di luna

Sei come la luna
la luna rossa dell'altra sera
mi hai incantato
per un attimo
e sei fuggita via
Ritornerai
una prima volta
tra 19 anni
ma il cielo sarà
nuvolo
e sfuggirai
ai miei occhi
Ritornerai
una seconda volta
tra 38 anni
e non avrò più occhi
per guardarti.
Potrò catturarti
alla fine
ma solo in un'altra vita
Eclisse totale di luna

Chi si è mangiato la luna?

Questa luna sanguigna
che naviga
sopra le punte dei larici
in cima alla montagna
sfiorata
dal vento caldo di marzo
la rivedrò
non prima di vent’anni
E allora sono corso qui
sopra le luci della città
lontano dalle insegne moleste
e mi sono sdraiato
in totale solitudine
su questo prato ancora umido
della neve appena sciolta.
Perché tra vent’anni
non lo so
se ci sarò
E anche se ci fossi
il cielo
potrebbe essere
ingombro di nubi
e nascondermi l’eclissi
E allora non avrei più
mai più l’occasione
di vedere questa luna di sangue.
Così
ho preso con me un taccuino
e ho annotato ogni cosa:
i minuti, le ore
che scandivano
il progresso dell’ombra
un semicerchio oscuro
che poco a poco
si mangiava la luna
come un’impronta
lasciata da un morso vorace.
Volevo essere qui
a tutti i costi
per sentire anch’io
nel freddo di questa notte in quota
la meraviglia impaurita
dei nostri antenati
che duemila anni fa
guardando anche loro l’eclisse
non capivano bene
che cosa accadesse.

Chi si è mangiato la luna?
Chi l’ha sommersa di sangue?

Volevo essere qui
a tutti costi
per non pentirmi di aver perso
qualcosa che non tornerà.
E per catturare
nei movimenti dell’universo
quello che avrei dovuto
imparare da te.
Le occasioni
non tornano
Quello che passa
va preso al volo
oppure va perso
per l’eternità.

Tra vent’anni
forse
non avrò cose
da raccontare
Ma almeno
sul mio taccuino
rileggerò
minuto per minuto
il mio stupore
di quel 3 marzo 2007.
E potrò rivivere
un giorno felice,
e sentire
battere il cuore,
come accadde
ai nostri antenati
duemila anni fa

Chi si è mangiato la luna?
Chi l’ha sommersa di sangue?

Il mio tesoro è il ricordo

Ciao amica mia
voglio salutarti
per ricordarmi
ancora un po’
i tuoi capelli
profumati
come una brezza
lunghi e leggeri
quando li scuoti
come un riflesso d’oro
Voglio ricordarmi
ancora
il tuo passo lieve
gli occhi
e il sorriso
che s’apriva
improvviso
una voragine
in cui cadevo
e ridevo

Vorrei essere lì con te
amica mia
adesso
qualsiasi cosa
tu faccia
e per essere lì
io darei tutto quanto
tutto quello che ho

Vorrei essere
tra le carte che stai sfogliando
i tasti della tua tastiera
il monitor che stai guardando
vorrei essere
una sedia
di quelle da ufficio
con le rotelle nere
l’imbottitura rossa
di tela sporca
nemmeno di pelle

Sì amica mia
io così fiero
dei miei sentimenti
del mio cuore
di quanto riesco a provare
darei la vita
per diventare
perché no?
un pennarello
una pinzatrice
una calcolatrice
un righello

rinuncerei
a tutte le mie
emozioni
perché almeno così
tu mi toccheresti
e ti saprei accanto
e mi sentirei addosso
il tuo profumo
la tua presenza

Ne ho bisogno
amica mia
ne ho bisogno
e ogni tanto
mi sembra di morire
pensando
che non ce l’ho più
non ce l’ho più questo dono
di starti vicino

E mi sembra
di avere perso tutto
Solo il ricordo
mi aiuta
a non essere povero

Lo sguardo di una leonessa

Io l’ho guardata
una leonessa negli occhi
L’ho guardata
per ben due volte
quell’anno
del mio viaggio in Africa
L'ho guardata
dritta negli occhi

La prima volta
l’ho sorpresa
che aveva appena mangiato
la pancia
così gonfia
che non riusciva
nemmeno ad alzarsi
Era come ubriaca
gli occhi vuoti
senza odio
e senza paura
puro istinto
puro piacere

La seconda volta
eravamo a piedi
nella savana
con il fucile
a tracolla
E lei era lì
nell’erba alta
dorata dal sole.
Un attimo
e poi si è nascosta
Ma ho fatto in tempo
a guardarla negli occhi
E questa volta
erano assorti
erano attenti
paura e minaccia

Tu non lo sai
quanto sia forte
e potente
lo sguardo della leonessa
e quanto ti catturino
i suoi occhi
profondi e ambrati.
Lei ti guarda
e tu non ti puoi
rifiutare.

E proprio in fondo
a quello sguardo
ci vedi il mondo
e ci vedi le stelle
il terrore delle prede uccise
il dolore per i cuccioli persi
Ci vedi l’istinto
e ci vedi la vita.
Ci vedi la fame
e ci vedi la sete.

No. Tu non lo sai
quanto siano intensi
gli occhi della leonessa
quando ti guarda
e quale fuoco
li faccia bruciare

Io invece sì

Perché li ho visti
quella volta
in Africa
e li rivedo
ogni volta
che sei qui
di fronte a me

L'assenzio

L'assenzio sì,
indimenticabile,
inimitabile.
Verde, servito con ghiaccio
lo zuccherino
sul cucchiaino
incendiato
bruciato
e poi bevuto
ingoiato
tutto d'un fiato
L'assenzio sì,
indimenticabile
per dimenticare

Stagione dopo stagione

Mi sfugge
lo scorrere
delle stagioni
È un cambiamento lento
graduale
che percepisco a stento
Mi ci ritrovo dentro
secondo un ritmo
naturale
naturale

E così
non mi accorgo
che la mattina
inizia prima
e la sera ritarda
l’aria è più calda
la luce rischiara
sempre più chiara
più chiara.

A meno che
non penso a questa strada
un viottolo nei campi
che percorro
quasi ogni giorno
e che si snoda
nel granoturco
sopra un canale
in mezzo agli aironi
e alle cornacchie
D’inverno
è tutto stoppie
d’estate solo pannocchie.

È una strada tutta curve
e io mi accorgo
che la stagione
è cambiata
perché le piante
sono cresciute
e mi cancellano
l’orizzonte
So che è inverno
perché tutto è raso
e lo sguardo
si perde intorno
fino alle montagne.

Solo così
riesco a misurare
lo scorrere dei mesi,
degli inverni
degli anni
e dei decenni

E mi spavento
perché mi accorgo
che l’amore per te
che non ci sei più
non svanisce
non finisce

Ma mi perseguita
stagione dopo stagione
lungo questo
viottolo nei campi