martedì 17 luglio 2007

Parlavamo di te

Parlavamo di te
e lui mi ha detto
«L'ho vista l'altro giorno
ed era bellissima
bellissima»

L'ha ripetuto
due volte
e la seconda volta
era come assorto

L'ha sussurata piano
quella parola
«Bellissima»

E poi mi ha detto
cosa gli piace di te
«La sua forza» ha detto
«quell'energia
inesauribile
che le fa superare tutto
e che ti obbliga
a sentirla
a cercarla
a parlarle
per succhiarne un po'
di quell'energia»

Lui ha trovato in te
tutto quanto ho trovato anch'io
la tua energia
la tua meravigliosa energia

Mi ha detto
che quando è triste
lui ti cerca
perché gli basta sentirti
per tirarsi su

E così faccio anch'io
dolce Elena
ho sempre cercato
di farlo anch'io

Sono felice
di avere parlato con lui
e di avere parlato di te
Ho capito
che quello che ho visto
esiste davvero

Ho capito
che non hai stregato
soltanto me
e che non sono pazzo
ad amarti così

Sun explosion

Io credevo
di scrivere parole eterne per te
ci credevo
come ci hanno creduto
tutte le anime
che hanno scritto parole
anime famose o sconosciute
dimenticate o immortali

Ma poi qualcuno
che la sa molto lunga
mi ha detto che un giorno
il sole
si gonfierà a dismisura
e diventerà
un’immensa sfera rossa
e inghiottirà
Mercurio
Venere
la Terra
Marte
finché i suoi confini
arriveranno
a lambire
i satelliti di Giove

E allora saremo bruciati
in un breve attimo
e di noi
non resterà nulla
se già prima
non ci saremo
annichilati
da soli

Arriverà quel momento
arriverà quell’attimo
non è una promessa vaga
sarà un momento della storia
Arriverà
anche se ci vorranno
milioni di anni
anche se miliardi di uomini
dovessero leggere ancora
il mio amore per te

E quando l’esplosione
arriverà
sarà finito il mio amore per te
non ne resterà più traccia
non ci sarà più
pensiero di uomo
capace di ricordarlo

mercoledì 11 luglio 2007

Molto ad ovest di Alice Springs

di Paolo Bonesso*

Non ti conosco,
ma ho scortecciato per te
molti eucalipti,
cosparso le rocce d’esche
a “Mount Winter”;

proprio mentre pensavo
che non ti conosco,
ho disegnato psicogrammi nel deserto;
la tua linea della schiena, le orecchie
sono di marsupiale notturno.

Vista così, mi sembri impossibile,
ma forse soltanto perché non ti conosco;
nelle grotte col tuo viso dipinto
è graffiata la sagoma dell’echidna:
vi somigliate come bacche di palma.

Per fortuna non ti conosco,
altrimenti sarei rimasto per sempre giù ad “Haast Bluff”,
dove non saresti mai arrivata se non a bordo di una magìa
e, come i rapaci, avresti inventato un nuovo cielo.

Ti ho visto scendere dal nido furtiva,
con in bocca una preda ancora calda,
ma non mi sono nemmeno sognato d’inseguirti:
m’avresti portato troppo lontano
e fatto bere succo di “red lily”.

Laggiù non ho imparato a conoscerti,
ma t’ho visto in mezzo all’erba
quella volta che tagliavo cespugli spinosi:
sembravi un melone selvatico,
un topo che si rotolava nella sabbia;
vestivi in quella forma di diamante
che credo tu abbia.

Questa terra è più ad occidente di quanto pensassi;
tu sali da sud come un’aquila dalla testa cobalto
e non saprò mai chi sei
se non scopri quelle unghie che tieni nascoste in guanti chiari
e non mi dici: “Disegna un fiume”.

Fuggo da “West MacDonnel” fra cavallette arancioni.
So, già so che se non sei tu
poco ci manca che tu sia
un canyon spruzzato di casuarina,
una zampa di “jubiru”,
qualcosa che s’adagia sulla nuca
come un sole lontano.

Non ti conosco
e per questo ti cerco nelle acacie,
sotto l’albero che si piega nel fuoco,
dentro quella grossa ombra
che ogni sera mi scende addosso
come una colata di lune color crema
e mi fa sentire che i nostri mondi si toccano
e scoppiano come bolle d’aria in mezzo al “billabong”.

Se qui ci fosse uno xilofono, un “gamelan”,
un piccolo tamburo,
non permetterei al mio urlo d’essere solo.
A proposito, la voce che forse si sente
quando fa mattina
è quella di tutto il mondo che ho percorso da su a giù.
Tu eri dove non alzavo mai lo sguardo,
mentre preparavi una minestra con tante scure radici.
Quella che hai raccolto scavando la montagna
e t’ha lasciato un po’ d’amaro sulle labbra
è la stessa che mastico per darmi coraggio
quando devo buttarmi giù dalla cordigliera.

Adesso sono qui, lontano dai territori del nord,
pronto a balzare su un altro continente,
ma l’unico posto dove vorrei essere ospitato
è un lungo profumato abbraccio.

*Paolo Bonesso è un grande poeta, oltre che un grande mio amico. Un grande mio amico che non vedo da anni, ma che considero un maestro. E ora scopro che non vederlo e non sentirlo per anni è stata una cosa da stupidi, una grossa perdita. Caro Paolo, mi sarebbe piaciuto presentarti Elena: se tu l'avessi conosciuta, oltre a perderti, avresti saputo scrivere cose inimmaginabili. Ma forse, anzi di sicuro, la tua Elena l'hai conosciuta anche tu. Quella donna immaginaria e impossibile che però esiste e ogni uomo ha nel cuore. Quella donna capace di rapire il cuore di ogni uomo e di stregarlo.

martedì 10 luglio 2007

Inferno e Paradiso

Io non pensavo
che l’assenza di qualcuno
la tua assenza
potesse essere un dolore
così fisso
regolare
persistente
Un dolore
che non mi lascia mai
e che mi uccide
lentamente
Tu sei la maledizione
che qualcuno ha inviato
su di me
per farmi conoscere
il Paradiso prima
e poi l’Inferno sulla Terra

Dove sei fuggita?

Dove sei?
Dove sei finita?
Non ti sento più
non sento più la tua voce
né il tuo respiro
non sento più le tue risposte
il tuo spirito vivace
la tua presenza

Dove sei
amica mia
sorella mia
dove sei?

I tuoi lineamenti
svaniscono
il tuo calore
adesso è ghiaccio
i miei messaggi
cadono nel nulla
e i miei richiami
si disperdono

Continuo a cercarti
ho bisogno di te
e continuo a cercarti

Dove sei?
Non lo senti il mio sussurro?
Dove sei andata?
Dove ho sbagliato?
Perché ti ho persa
perché ho perso il piacere
anche soltanto di sentirti?
Cosa ho fatto di così grave
per meritarmi il tuo disprezzo?

Non sarà vita
se non ci sarai più tu
o anche solo l’idea
che mi stai vicina

E pensare
che volevo soltanto
portarti fuori a cena
una volta sola nella vita
e parlarti
e parlare a lungo con te
magari anche abbracciarti
per fermare quella notte
quella sola notte
nella memoria
fino alla fine dei giorni

Perché mi hai fatto credere
che poteva essere vero?

Ora nella memoria
c’è solo un tuo flebile ricordo
come il rumore delle vesti
di una danzatrice
che danza nel buio
in una notte senza luna
Tu danzi leggera nel mio cuore
come un’ombra
veloce e meravigliosa
inafferrabile
irraggiungibile

mercoledì 4 luglio 2007

Il tuo profilo

Il tuo profilo
vorrei che le
parole che
scrivo e scrivo
tracciassero il tuo
il tuo profilo il tuo
bel profilo perché
perché in questo
modo io potrei
io continuerei
a vederti su
una pagina
sul video
a vederti
schiena
fianchi
polpacci
polpacci
gamba
gamba
il tallone
piede
pun
ta

La tua vita parallela alla mia

Non ci avevo
mai pensato
voglio dire
non così intensamente
come mi è capitato ieri
quando sono passato
sotto il tuo ufficio
che è vicino a casa mia
e mi è venuto in mente
che in quel preciso momento
in cui stavo guidando
lungo il viale
una mano sul cambio
il gomito alla base
del finestrino
mi è venuto in mente
che anche in questo
preciso momento
tu stai vivendo
tu stai facendo
forse stai ridendo
forse stai parlando
forse stai baciando
forse stai abbracciando
forse stai mangiando
ma qualcosa
di vero
di vivo
di vitale
di concreto
di autentico
lo stai facendo
la tua vita sta scorrendo
parallela
parallela e lontana
parallela alla mia
E ti penso sempre
illuminata dal sole
con i tuoi bei vestiti
tu sempre così bella
tu sempre così elegante
non per quello che indossi
ma per quello che sei
tu bella ed elegante
tu nel sole
mentre vivi
mentre la vita scorre in te
E mi dispiace
di non esserci anch'io
vicino a te

Finalmente penso a te

Viaggio
avanti e indietro
scrivo
quanta gente
a questo convegno
non dimenticarsi
dei mutamenti
climatici
e poi ancora scrivo
salto il pasto
corro
guido
tangenziale
da periferia nord
a periferia sud
pioggia con grandine
e poi ancora
scrivo
corro verso casa
devo cercare un regalo
domenica
sono padrino
a un battesimo
e il bambino
si chiama come me
l'altro bambino
mio nipote
non ha né un padre
né una madre
sono ancora
più bambini di lui
penso a questo
e corro in auto
guido
in tangenziale
da periferia sud
a periferia nord
il cielo è sempre sereno
sopra casa tua
lo guardo sempre
per capire come stai
e guido ancora
e sento la radio
e penso
a quello che domani
potrei scrivere
e poi ceno
ceno veloce
guardo la tele
spengo la luce
e finalmente
finalmente penso a te
in questi momenti
che non vorrei
finissero mai
questi rapidi momenti
che ritaglio per te
tra la veglia
e il sonno